Osservazioni al disegno di legge concernente “Legge Quadro sulle azioni di sostegno al sistema economico della Sardegna e a salvaguardia del lavoro a seguito dell’emergenza epidemiologica da Covid-19”.
Di Pietro Tandeddu e Ignazio Cirronis
PREMESSA
Va sottolineato, in primo luogo, che il Disegno di Legge viene pubblicato a distanza di due mesi dall’adozione della delibera del 10 aprile, il che fa presupporre che non fosse a tale momento perfezionato, fatto discutibile in merito alla trasparenza degli atti pubblici; correttezza vorrebbe che se l’atto non è perfezionato sia rinviato a seduta successiva della Giunta.
In secondo luogo i contenuti del disegno di legge non sono mai stati sottoposti, per lo meno per le parti più specificatamente riferite al settore che ci riguarda, all’attenzione delle Organizzazioni agricole, né dall’assessora dell’agricoltura, pur sollecitata in tal senso da una nota unitaria di Agrinsieme, né dall’assessore della programmazione, né dal presidente che, in occasione del confronto da lui organizzato con le forze sociali per discutere dell’utilizzo delle somme derivanti dall’accordo con la BEI, ha invitato tutti meno che le organizzazioni agricole. Il che testimonia quale sia la concezione dei rapporti di relazione sindacale con il mondo agricolo.
Ci si rivolge pertanto ora alle forze rappresentate in Consiglio regionale nelle cui mani è il destino del disegno di legge.
OSSERVAZIONI
In diverse occasioni, a mezzo stampa e nel corso di una videoconferenza con l’assessora abbiamo avuto modo di rilevare che, causa il coronavirus, diversi comparti agricoli avevano subito limitazioni del fatturato con contestuale maggiorazione degli oneri aziendali e che, pertanto, si imponeva un’azione di ristoro dei produttori.
In particolare si lamentavano difficoltà, soprattutto a causa della chiusura del canale HoReCa, dei mercati rionali, di una generale contrazione degli ordini, nel comparto ortofrutticolo, in quello lattiero-caseario riferito ai formaggi di breve e media stagionatura, nel comparto vitivinicolo, negli agriturismi, nel settore suinicolo con particolare riferimento al segmento, maggioritario in Sardegna, orientato alla produzione del porchetto da latte.
Mentre lo Stato ha riservato, con più provvedimenti, una certa attenzione, sia pure ancora insufficiente, verso le imprese agricole, non altrettanto possiamo dire della Regione che ha riversato il suo impegno, certo necessario, verso le famiglie e, nel campo dell’impresa, solo verso il comparto turistico a parte l’intervento sulla cassa integrazione in deroga rivolto a tutti i settori.
Solo ora si orienta l’attenzione sull’impresa, tra cui quella agricola, ma si ritiene che il testo del disegno di legge vada modificato o integrato al fine di un’azione più incisiva che punti alla salvaguardia e allo sviluppo di un comparto che, in questa occasione, ha avuto riconoscimenti diffusi circa il suo carattere strategico.
Prima di passare ad esaminare gli articoli di cui al Capo V, indirizzati specificatamente al sostegno delle imprese agricole e della pesca, all’art. 11 va chiaramente precisato che l’intervento non esclude i titolari delle imprese agricole regolarmente iscritti all’INPS.
Relativamente al Capo V non trova giustificazione quanto previsto dall’art. 18 nel momento in cui la Regione si è dotata di una task force per lo smaltimento delle pratiche arretrate, struttura che ha visto recentemente la nomina del responsabile dell’Unità di Progetto, alla quale ora è richiesta la rapida erogazione di quanto, da troppo tempo, dovuto agli imprenditori:
Non si capisce, inoltre, perché non si debbano anticipare le somme dovute anche con riferimento a tutte le categorie di aiuto che registrano ritardi non ordinari nell’erogazione.
Piuttosto, andrebbero incrementate le risorse disponibili per il ristoro dei danni provocati dalle calamità del 2018, assolutamente insufficienti a coprire il fabbisogno.
Con riferimento all’art. 19, ben venga il rafforzamento dei fondi rischi dei consorzi fidi, ma, in considerazione del numero modesto di domande presentate per l’ottenimento del credito di esercizio annuale, a tasso zero, per far fronte alle esigenze aziendali, ripristinato dopo tanti anni di assenza, si rende necessario rivedere le norma tornando alla responsabilizzazione degli istituti di credito che dovrebbero, nel rispetto dei criteri deliberati dalla giunta, ricevere le domande, esaminarle,se ammissibili approvarle, ed erogare, richiedendo contestualmente alla Regione, o suo strumento operativo, l’accreditamento degli interessi da abbattere.
Si sostiene, inoltre l’esigenza di prevedere per il settore primario l’abbattimento totale degli interessi su prestiti a lungo termine ( almeno 25 anni ) che consentano l’assestamento e ristrutturazione del debito complessivo delle imprese agricole e ridare loro effettiva liquidità.
Di notevole interesse è indubbiamente l’art. 20 che risponde a una esigenza da noi , e non solo, fortemente sentita. Riteniamo tuttavia che vadano richiamati nel testo i comparti per i quali si intende intervenire, lasciando alla Giunta, su proposta dell’assessore dell’agricoltura e sentite le organizzazioni agricole maggiormente rappresentative, la definizione dei criteri e modalità di intervento.
I comparti da sostenere sono, per quanto ci riguarda, quelli già elencati in testa al presente documento (ortofrutticolo, lattiero-caseario riferito ai formaggi di breve e media stagionatura, vitivinicolo, agriturismi, settore suinicolo con particolare riferimento al segmento, maggioritario, orientato alla produzione del porchetto da latte).
Una particolare attenzione andrebbe rivolta ai produttori che esercitano la vendita diretta nei mercati contadini riconosciuti e che hanno dovuto bloccare la loro attività di vendita.
Per quanto attiene le disposizioni di cui all’art. 21, nessuno intende sostenere che il comparto ippico non sia degno di attenzione ma, francamente, ci sembra che sia eccessivo l’impegno rivolto ad esso rispetto a comparti di ben diversa consistenza, anche alla luce di diversi altri provvedimenti disposti a suo favore.
Con l’art. 22, a finalità sociale, si intende indirettamente dare una risposta alle difficoltà incontrate nella commercializzazione dei formaggi diversi dal pecorino romano e ciò trova il nostro assenso; ma riteniamo che la gamma dei formaggi vada ampliata per includere anche formaggi di diversa stagionatura, e non solo freschi, per favorire la diffusione nel mercato delle DOP “fiore sardo” e “pecorino sardo”.
Con particolare riferimento al comparto vitivinicolo infine, in attesa che sia autorizzata l’apertura della distillazione di crisi e la vendemmia verde, sarebbe utile che la Regione disponesse un aiuto allo stoccaggio, per un periodo definito, dei vini che hanno in questo periodo dovuto far fronte alla chiusura del canale HoReCa.
PROSPETTIVA
Che sia necessario, anzi indispensabile, che la Regione e lo Stato intervengano a sostegno delle imprese in questo difficile momento di emergenza nessuno lo può mettere in discussione, ma ci preoccupa, al livello regionale, il silenzio sulla costruzione di una prospettiva per l’economia e, al suo interno, per quella agricola, tema ineludibile se si vuole far uscire la Sardegna da una crisi che non nasce con il Covid-19.
E’ mancato sinora qualsiasi momento di approfondimento di strategia, di definizione di obiettivi, di priorità di intervento, il che può porre la Sardegna in una condizione di sudditanza andando a subire scelte che saranno definite comunque dallo Stato centrale e da Bruxelles.
E’ mancato, per le note ragioni, il confronto , ma non ci si può comunque sottrarre ad esso, e in sede istituzionale e con le parti sociali, sul Programma Regionale di Sviluppo, sulla legge di stabilità, sul bilancio, al cui interno l’agricoltura registra una diminuzione di risorse rispetto allo scorso anno.
E’ mancata una sede per discutere dell’indirizzo da dare alle cospicue risorse, sebbene spalmate in troppi anni, ottenute dopo il confronto con lo Stato; risorse che oggi sono giudicate insufficienti e che richiedono, a nostro avviso, la ricontrattazione dell’art. 8 dello statuto, la rivendicazione dell’attuazione dell’art. 13 dello stesso statuto, di rango costituzionale, perché non capiamo il perché si richiedano nuovi spazi di autonomia quando non riusciamo ad occupare quelli già riconosciuti.
L’Italia si attende un sostanziale contributo finanziario dall’Europa nell’ambito del Programma Next Generation eu; con quali obiettivi e progetti intende concorrere la Sardegna?
Sta per concludersi la vecchia fase di programmazione dei fondi strutturali europei e, sia pure in ritardo, partirà la nuova fase per la quale, in termini di risorse, la Sardegna ne godrà di maggiori rispetto al passato perché rientrante nell’Obb. 1.
Ad oggi, nonostante le ripetute sollecitazioni, l’assessora dell’agricoltura, dedita all’ordinaria amministrazione, per la quale basterebbe la struttura amministrativa, non avanza alcuna idea e non pare interessata ad aprire una discussione sulla destinazione dei fondi comunitari, tra l’altro gli unici in grado di affrontare problemi strutturali a fronte di un bilancio ordinario di spesa corrente.
L’inadeguatezza della sua azione politica compromette il futuro dell’agricoltura sarda come dimostra, per fare un esempio, l’assenza totale di una proposta di tutela e sviluppo del comparto ovicaprino che ha subito i colpi di una crisi terribile.