Copagri Sardegna: piano di autoregolamentazione offerta Pecorino Romano non convince

Copagri Sardegna: piano di autoregolamentazione offerta Pecorino Romano non convince
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L’Assemblea dei soci del consorzio di tutela del pecorino romano ha recentemente sottoposto a votazione la proposta di piano di regolazione dell’offerta del pecorino romano per il triennio 2019-2022, già avanzata a Borore il 15 luglio alla presenza delle Organizzazioni Professionali Agricole e delle Centrali Cooperative. La proposta è passata a maggioranza:

Copagri Sardegna, come già rilevato in altra occasione, ribadisce tutte le sue perplessità sui contenuti del Piano, ritenendolo non adeguato a offrire un contributo verso il superamento della crisi che ha investito il comparto ovicaprino – rileva Ignazio Cirronis, presidente regionale dell’Organizzazione – l’incerta definizione del tetto produttivo, che parrebbe fissato in 265.000 ql. per la produzione 2019-2020, ma suscettibile di revisione nelle annate successive, cozza contro i dati di mercato che segnalano un consumo di pecorino romano nel mondo nel 2018 pari a circa 210.000 ql. in pasta alle 24 ore.

Non si tiene conto che nell’ultimo triennio la produzione è sforata in due delle tre annate, producendo eccedenze che non sono ancora smaltite. L’inasprimento della contribuzione aggiuntiva, da sempre auspicata, viene mitigata da un non condivisibile sistema di deroghe. Ci è stata negata la possibilità di costruzione delle quote attraverso una maggiore corresponsabilizzazione degli allevatori, assegnando ad essi le quote latte idonee a divenire pecorino romano con il successivo trasferimento di esse, trasformate in “quote formaggio”, ai caseifici liberamente scelti per il conferimento.

Ora, non vi è ombra di dubbio che la soluzione della crisi passa attraverso l’equilibrio tra domanda ed offerta. Non ci resta che appellarci al senso di responsabilità dei trasformatori, per costruire un sistema di relazioni contrattuali che non penalizzi sempre il pastore“.

I suggerimenti delle Organizzazioni agricole non sono stati presi in considerazione – aggiunge Pietro Tandeddu, responsabile nazionale per Copagri del comparto ovicaprino – l’euro per litro latte è una chimera. Il decreto sulle emergenze agricole, da noi riconosciuto come valido strumento, è lungi dall’essere attuato; solo recentemente è stato autorizzato il bando per l’acquisto di pecorino romano per gli indigenti, ma gli effetti si potranno valutare nel tardo autunno; manca ancora il decreto attuativo sulla trasparenza dei dati, non si conosce alcuna programmazione della promozione sui mercati esteri delle produzioni casearie ovicaprine.

Ad oggi, proiettando l’attuale trend di crescita delle quotazioni del “romano” sino ad ottobre ed applicando quanto previsto dall’accordo del 8 marzo, da noi non condiviso perché sbagliato il periodo di riferimento, la correlazione con il solo pecorino romano e la griglia indicata, è prevedibile l’assegnazione ai pastori di un saldo praticamente vicino all’acconto dei 74 centesimi/litro, a meno di miracoli improvvisi.

Il presidente della Regione Solinas, affrontando le criticità del comparto, ha indicato alcuni obiettivi: non basta. Chi governa ha la responsabilità di indicare le soluzioni. Convochi pertanto il Tavolo regionale di Filiera e si riapra il confronto su tematiche che da tempo attendono una risposta come la costruzione di un sistema di relazioni contrattuali tra industria e pastori trasparente e rispettoso delle norme dello stato con la condivisione di un contratto-tipo valevole sull’intero territorio regionale, la condivisione di una griglia di riferimento per il pagamento del latte secondo qualità, un nuovo indirizzo per la selezione genetica, politiche atte a favorire la destagionalizzazione della produzione del latte ovino e la diversificazione delle produzioni casearie, anche orientando gli incentivi regionali di sostegno, lo sblocco dei finanziamenti disposti per l’avvio di OILOS.

E’ necessario rivendichi con energia, presso il governo nazionale, la ricostituzione con apposito decreto e successiva convocazione del Tavolo di Filiera ministeriale, impegno a verbale dell’ultimo incontro a Sassari. I Tavoli regionale e nazionale non sono alternativi tra loro ma devono trovare la giusta integrazione secondo le competenze di ciascuna istituzione”.


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