Maltempo, il maggio nero dell’agricoltura
L’ondata di perturbazioni ha colpito l’Italia in un momento particolarmente delicato per l’agricoltura. Appena iniziata la conta dei danni, si preannuncia già drammatica per ortofrutta e semine
Maledetto, drammatico, catastrofico, disastroso, come mai prima: sono queste le parole più frequenti che si susseguono nel mondo dell’agricoltura italiana per definire questo mese di maggio che ha portato con sé un’ondata di perturbazioni che ha messo in ginocchio l’intero settore.
Il mese di maggio 2019 verrà ricordato infatti come uno dei più freddi degli ultimi 70 anni, con piogge, vento, bombe d’acqua, grandine, temperature autunnali e addirittura neve su tutte le regioni d’Italia.
Gli agricoltori si trovano ora a fare i conti con raccolti distrutti, strutture devastate, aziende agricole isolate e una valutazione dei danni appena all’inizio ma destinata a crescere nei giorni a venire, man mano che si compieranno i controlli sul territorio. Perché in alcune zone d’Italia i terreni sono così compromessi che è addirittura impossibile accedere fisicamente ai campi e valutare la situazione. L’unica cosa che si sa è che non si preannuncia rosea, tanto che da varie regioni d’Italia si levano richieste di stato di crisi per i territori colpiti dal maltempo.
Cereali e foraggere
I cereali sono tra le colture che hanno resistito meglio alla pioggia e alla grandine delle ultime settimane, ma dove il grano aveva già raggiunto una certa altezza le spighe si trovano adesso allettate, in particolare dopo i violenti temporali delle ultime 48 ore.
Nonostante la tregua e il sole in arrivo, difficilmente si potranno recuperare quegli steli piegati. La perdita non è ancora quantificabile, ma Cia Umbria la stima “a non meno del 20%” nelle proprie aree.
La pioggia degli ultimi giorni di maggio ha compromesso anche la raccolta del fieno destinato all’alimentazione degli animali.
“Dove si sono verificati temporali violenti accompagnati da grandine il fieno è stato steso a terra e reso inutilizzabile – riporta Coldiretti – ma anche dove sono cadute precipitazioni abbondanti è stato impossibile entrare nei campi per effettuare la raccolta. Il risultato è stata la perdita del primo raccolto di fieno nel momento della fioritura che è il più ricco di nutrienti per gli animali negli allevamenti che ora sono costretti a ricorrere all’acquisto di mangimi”.
Particolarmente grave la situazione nel Mezzogiorno d’Italia. Le piogge intense si sono abbattute infatti su terreni già saturi di acqua, causando allagamenti e anossia alle radici di colture erbacee e arboree. Nella piana del Sele Confagricoltura stima perdite alle colture foraggere che potrebbero aggirarsi al 60%, con conseguente danno alla zootecnia bovina e bufalinadella zona. Coldiretti Puglia segnala invece che nella Murgia barese e tarantina i campi sono allagati da due mesi ed è praticamente impossibile procedere allo sfalcio.
Copagri riporta che in Sicilia “le foraggere, già in enorme ritardo, sono state distrutte dal maltempo, causando seri problemi di approvvigionamento alle aziende zootecniche; chi aveva già provveduto allo sfalcio, si trova ora un prodotto in marcescenza inadatto all’alimentazione animale”.
Ma lo stesso allarme accomuna anche il resto dell’Italia: in Friuli Venezia-Giulia Copagri riporta “problemi enormi sul mais, legati all’asfissia, e in alcuni casi all’impossibilità di procedere nelle semine programmate; compromessi i raccolti di orzo, ormai destinato unicamente a diventarebiomassa, e quelli di frumento tenero, per i quali si prevedono ulteriori problematiche nel caso in cui non si riesca ad entrare in campo per fare i trattamenti”, mentre Cia Umbria segnala che le continue piogge hanno impedito il primo raccolto di fieno dei tre annuali per “una perdita del 100% del prodotto“.
Perdita del totale del prodotto anche per chi si è visto costretto a saltare la semina di girasole e mais e – fa sapere l’organizzazione umbra – “anche dove qualche imprenditore agricolo è riuscito nell’impresa, nonostante i continui temporali di carattere e intensità autunnale, l’attuale sviluppo delle piante non è in linea con il periodo”.
Bombe d’acqua, grandine e piogge hanno compromesso il raccolto del fieno necessario all’alimentazione degli animali
(Fonte foto: © Coldiretti Puglia)
Ortofrutta
“Si rischia di perdere un frutto su quattro nelle campagne italiane”. Non fa giri di parole Coldiretti nel commentare la situazione della frutticoltura italiana, anch’essa messa in ginocchio dalla serie di perturbazioni di questo maggio anomalo.
I primi sopralluoghi parlano di danni gravissimi a eccellenze del territorio agrumi, fragole, nespole, meloni, cocomeri, pesche e albicocche. Per le pere Coldiretti pronostica addirittura una distruzione del 70% per le Abate e Kaiser in Veneto e Emilia.
Per quanto riguarda le ciliegie, vero fiore all’occhiello della produzione made in Italy di questo periodo, l’organizzazione stima che nelle principali regioni produttrici (dalla Puglia all’Emilia Romagna dalla Campania al Veneto) sia andato distrutto oltre il 50%del prodotto in prima raccolta.
E non va meglio agli ortaggi, tra danni diretti e indiretti: le basse temperature hanno infatti impedito la corretta maturazione e il maltempo ha fermato le normali attività colturali come semine e trapianti. Il costante allagamento dei campi, inoltre, sta causando asfissia a germogli e piantine.
In Campania, forti grandinate hanno colpito vigneti e oliveti nelle province di Avellino e Benevento e i noccioleti dell’Irpinia, con danni elevati ancora da stimare nel dettaglio. Appena due settimane fa la grandine si era abbattuta in Lazio e in altre regioni d’Italia.
“In Puglia ad essere state seriamente colpite dalle forti piogge e dalle conseguenti alluvioni sono le aree del tarantino e del barese e le loro principali colture ortofrutticole, nonché i mandorleti; danneggiate, in particolare, le ciliegie precoci e medio precoci e le varietà che stanno per arrivare sui mercati – riporta Copagri – In Basilicata le notevoli precipitazioni e i forti temporali hanno aggravato il conto dei danni, danneggiando quasi tutte le colture ortofrutticole in campo e colpendo in particolar modo pesche, nettarine e albicocche”.
Le reti antigrandine hanno contribuito a evitare il peggio per chi le aveva installate, e va un po’ meglio anche per le colture in serra; bisognerà però fare i conti con gli attacchi fungini, causati dall’umidità.
In generale le precipitazioni hanno creato le condizioni ideali per attacchi fungini, con l’inevitabile crescita dei trattamenti fitosanitari e il conseguente aumento dei costi di produzione. Particolarmente dura la situazione per chi coltiva in biologico: “per gli attacchi fungicidi veniva ammesso l’utilizzo del rame, ma con la nuova disposizione europea le quantità massime ammesse non permettono la giusta difesa in queste condizioni climatiche – spiega Cia Umbria -. Tutto ciò rende l’intera produzione del settore biologico fortemente a rischio”.
“Se ai danni dal maltempo si aggiungono quelli causati dalla fauna selvatica e da una burocrazia asfissiante – conclude l’organizzazione umbra – ecco che si verifica la tempesta perfetta per la chiusura delle nostre aziende agricole”.
Nettarine danneggiate da maltempo
(Fonte foto: © Confagricoltura Salerno)
In ginocchio anche l’apicoltura
Questa primavera si sta rivelando disastrosa anche per le api, con il maltempo ha devastato le fioriture primaverili da miele. Confagricoltura stima che manchino all’appello tra i 5 e i 10 milioni di chili di acacia, il miele più richiesto sul mercato. Danni per almeno 25-50 milioni di euro, introiti di cui quest’anno gli apicoltori dovranno fare a meno.
“Le aziende a vocazione economica sono allo stremo. Servono nutrizioni supplementari o le api rischiano di morire di fame” riporta Raffaele Cirone, presidente della Federazione apicoltori italiani, nell’invocare la dichiarazione di stato di calamità per il settore apicolo.
Già in passato la Fai aveva chiesto e ottenuto che il Fondo di solidarietà nazionale fosse esteso anche al comparto apistico. “Il 2019 è l’anno in cui questi meccanismi vanno attivati, stimando l’entità dei danni subiti, appostando le risorse e semplificandone l’erogazione” conclude Cirone.
“Una richiesta d’aiuto che non può e non deve restare inascoltata: l’apicoltura è preziosa risorsa dell’agricoltura italiana e non va lasciata nel pantano”.
Contoterzisti in difficoltà
E il maltempo ha “fermato” anche i contoterzisti, che invece di essere all’opera nei campi per le consuete operazioni del periodo si ritrovano con le macchine nei capannoni. Con un risultato prevedibile: bilanci aziendali compromessi.
“La situazione è grave, con terzisti che subiranno forti perdite economiche dovute ai tanti investimenti effettuati in attrezzature e parco macchine e al mancato reddito di queste settimane di continue piogge” lancia l’allarme il presidente dell’Unione nazionale contoterzisti Aproniano Tassinari.
“Non si contano le aziende in difficoltà in tutta Italia. In ordine di tempo l’ultimo Sos ci è giunto dall’Umbria e dall’Alta Valle del Tevere dove il tabacco Bright e Kentucky sono in abbondante ritardo con le lavorazioni e le trapiantature. La situazione non cambia con gli ortaggi, l’olivicoltura, la frutticoltura, i cereali e il settore vinicolo data l’impossibilità di entrare con le macchine nei campi per proteggere le colture da patogeni fungini, insetti e agenti crittogamici” prosegue il presidente dei contoterzisti dell’Umbria Sergio Bambagiotti.
Fonte: Agronotizie